Trump acclamato in Knesset dopo la liberazione di 20 ostaggi

Trump acclamato in Knesset dopo la liberazione di 20 ostaggi
ott 14 2025 Giacomo Bellanotte

Quando Donald J. Trump, ex Presidente degli Stati Uniti ha varcato la soglia della Knesset di Gerusalemme il 13 ottobre 2025, la sala è esplosa in una serie di standing ovation che sono durate più di un'ora. L’applauso è arrivato subito dopo che Trump ha annunciato la conclusione di un accordo di cessate‑fuoco tra Israele e Hamas, che ha consentito il rilascio di venti ostaggi israeliani tenuti prigionieri da esattamente 731 giorni.

Il contesto storico che ha portato alla tregua

Il conflitto, iniziato con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha causato la morte di 1.195 civili israeliani e la cattura di 251 ostaggi. Da allora, le trattative diplomatiche sono state lente e frammentate, con l’Egitto che ha tradizionalmente svolto il ruolo di mediatore. Nel 2024, le tensioni si erano aggravate ulteriormente, con sparatorie intermittenti lungo il confine di Gaza.

Il 13 ottobre, coincidente con la festività ebraica di Shemini Atzeret, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha scelto di non partecipare al Summit for PeaceTel Aviv, lasciando a Trump e al presidente egiziano Abdel Fattah el‑Sisi il compito di guidare le discussioni.

Come è avvenuto il rilascio degli ostaggi

Nei minuti precedenti al discorso di Trump, i membri di Hamas hanno consegnato i venti prigionieri a due gruppi al Comitato Internazionale della Croce Rossa all’interno di Gaza. I rapitori hanno poi affidato i prigionieri alle forze dell'Israel Defense Forces, che li hanno trasportati su veicoli terrestri verso una base militare nel sud del paese. Da lì, elicotteri militari li hanno portati negli ospedali dell’area metropolitana di Tel Aviv per le prime cure mediche e gli incontri con le famiglie.

Tra i liberati spiccava Matan Zangauker, 25 anni, la cui madre, Einav Zangauker, è stata vista in diretta televisiva mentre gli parlava via videochiamata, dicendo: "Non c’è più guerra, è finita. Stai tornando a casa". Un altro momento toccante è stato l’abbraccio tra Eitan Mor, 25, e suo padre, entrambi visibilmente commossi.

Le parole di Trump alla Knesset

Nel suo intervento, Trump ha definito l’evento "l’alba storica di un nuovo Medio Oriente". Ha sostenuto che "dopo due anni di buio e prigionia, 20 coraggiosi ostaggi tornano al calore delle loro famiglie, e questo è glorioso". Ha inoltre annunciato che altre 28 persone ritenute morte saranno ora rimpatriate per la sepoltura, dipingendo un quadro di "pace duratura" in una regione tradizionalmente segnata dal conflitto.

Il discorso è stato interrompito più volte da applausi, soprattutto quando Trump ha invitato i legislatori israeliani a concentrare gli sforzi sulla costruzione della pace, dichiarando: "Il vostro paese non ha più nulla da conquistare sul campo di battaglia".

Reazioni dei leader e della popolazione

Benjamin Netanyahu ha definito Trump "il più grande amico che Israele abbia mai avuto in Casa Bianca", sottolineando il valore diplomatico dell’intervento americano. Dall’altra parte, il portavoce del ministero degli Esteri egiziano ha elogiato la "ferma mediazione dell’Egitto" che ha facilitato l’accordo, ricordando il ruolo storico del Paese sin dagli Accordi di Camp David del 1978.

Nel pomeriggio, decine di migliaia di cittadini si sono radunati in Hostages Square, nella zona del centro di Tel Aviv, ondeggiando bandiere azzurre e bianche e urlando di gioia. Le autorità hanno segnalato che non si sono registrati incidenti, segno della tensione relativamente contenuta dopo l’annuncio.

Le implicazioni regionali e il futuro della pace

L’accordo ha aperto la porta a una serie di misure complementari, tra cui il rilascio da parte di Israele di centinaia di prigionieri palestinesi, sebbene i numeri esatti non siano ancora stati divulgati. Analisti di Middle East Institute avvertono, tuttavia, che la stabilità a lungo termine dipenderà dalla capacità delle parti di affrontare le cause profonde del conflitto, come la questione dei confini settoriali a Gaza e la gestione delle risorse idriche.

Il Summit for Peace continua ancora oggi, con la partecipazione di rappresentanti di Stati Uniti, Egitto, Unione Europea e Nazioni Unite. Alcuni osservatori ritengono che la presenza di Trump e Sisi potrebbe rappresentare una svolta, altri avvertono che la mancanza di un coinvolgimento diretto di Hamas e Israele nelle trattative potrebbe limitare la portata dell’accordo.

Cosa ci si può aspettare nei prossimi mesi

Nei prossimi giorni, i media israeliani prevedono una serie di visite di consolazione alle famiglie degli ostaggi liberati, oltre a cerimonie di commemorazione per le vittime decedute. Parallelamente, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha dichiarato di continuare a monitorare la situazione umanitaria a Gaza, sottolineando la necessità di un aiuto alimentare e medico urgente.

Il futuro del processo di pace dipenderà, in gran parte, dalla capacità di mantenere il cessate‑fuoco e dal coinvolgimento di attori regionali come l’Egitto e la Giordania. Se la tregua resisterà, potremmo assistere a un nuovo assetto geopolitico, con gli Stati Uniti che rafforzano la loro presenza diplomatica nella regione e l’Europa che ribadisce il suo impegno per una soluzione a due Stati.

Domande frequenti

Quali sono i principali termini dell’accordo di cessate‑fuoco?

L’accordo prevede il completo ritiro delle attività militari di Hamas a Gaza, la consegna di 20 ostaggi israeliani e il successivo rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi, oltre a un meccanismo di monitoraggio internazionale gestito dalla Croce Rossa.

Come reagisce la popolazione israeliana a questa tregua?

Molti cittadini hanno festeggiato nelle piazze, soprattutto a Tel Aviv, dove decine di migliaia hanno strappato bandiere e applaudito. Tuttavia, alcuni gruppi di destra rimangono scettici, temendo che la pace possa indebolire la sicurezza nazionale.

Qual è il ruolo dell’Egitto nella mediazione?

L’Egitto, rappresentato dal presidente Abdel Fattah el‑Sisi, ha coordinato i contatti tra le parti, fornito logistici per il trasferimento degli ostaggi e garantito la sicurezza delle tratte di scambio.

Cosa significa questo sviluppo per le relazioni USA‑Medio Oriente?

Il successo di Trump nella negoziazione rafforza la percezione di un coinvolgimento più attivo degli Stati Uniti nella regione, potenzialmente aprendo la strada a ulteriori accordi diplomatici con altri attori arabi.

Quali sono le sfide rimaste per una pace duratura?

Le questioni irrisolte includono lo status di Gerusalemme, le colonie israeliane in Cisgiordania e la ricostruzione di Gaza, oltre alla necessità di garantire sicurezza e diritti umani per entrambe le popolazioni.