Sciopero 7-8 luglio 2025: cosa è successo
Ventuno ore di stop nel cuore di luglio hanno messo in difficoltà pendolari e viaggiatori in tutta Italia. Lo sciopero, indetto da sigle autonome, ha coinvolto personale del Gruppo FS, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord. La protesta è iniziata lunedì 7 luglio alle 21:00 e si è chiusa martedì 8 alle 18:00, con effetti a catena anche oltre l’orario di fine per la necessaria riprogrammazione di convogli e equipaggi.
Nelle grandi stazioni la fotografia è stata la stessa: tabelloni pieni di soppressioni, code ai punti informazione, folle ai varchi. A Roma Termini si sono contati circa 30 treni cancellati, mentre ritardi da 10 fino a 120 minuti hanno colpito sia i servizi di Trenitalia sia quelli di Italo. A Napoli Centrale, la situazione è stata ancora più pesante: circa metà delle corse in arrivo e in partenza è saltata, costringendo molti a cercare mezzi alternativi o a ripianificare la giornata.
La protesta ha toccato tutte le categorie di servizio: regionali, Intercity, alta velocità e collegamenti aeroportuali. L’alta velocità è stata tra le più penalizzate, con la riduzione dei convogli e una forte irregolarità degli orari. Sui regionali, il nodo critico è stato il pendolarismo mattutino, pur con la tutela delle corse nelle fasce protette. In Lombardia, con Trenord, e in Emilia-Romagna, con Trenitalia Tper, si sono viste cancellazioni a macchia di leopardo e treni molto affollati nelle poche corse disponibili.
Le regole operative hanno seguito il protocollo standard: i treni già partiti all’avvio della protesta hanno proseguito solo se in grado di raggiungere la destinazione entro un’ora. Oltre quel limite, le corse potevano essere interrotte alla prima stazione utile. In diversi casi, le composizioni sono state accorciate o riposizionate, generando ulteriori ritardi.
Il quadro generale ha esposto un tema noto: quanto una protesta del settore ferroviario sia in grado di rallentare il Paese in poche ore, soprattutto quando coincide con l’alta stagione e con il rientro feriale di inizio settimana. Il turismo ne risente, i pendolari perdono coincidenze e ore di lavoro, i collegamenti con gli aeroporti diventano incognite.

Servizi garantiti, rimborsi e cosa fare
La copertura minima è stata assicurata secondo la Legge 146/1990 e le indicazioni della Commissione di garanzia: nei giorni feriali, fasce 6:00-9:00 e 18:00-21:00; nei festivi, 7:00-10:00 e 18:00-21:00. In concreto, durante questa agitazione, la finestra utile è stata quella di martedì mattina 8 luglio (6:00-9:00), con un numero limitato di collegamenti regionali attivi per permettere ai pendolari di muoversi. Sui servizi a lunga percorrenza, Trenitalia ha mantenuto un elenco di treni garantiti, con alcune corse Intercity e alta velocità di presidio minimo, comunicati in anticipo ai viaggiatori.
Per i passeggeri, le tutele economiche hanno seguito una linea chiara. In caso di treno cancellato o non utilizzato a causa dello sciopero, è stato possibile chiedere il rimborso integrale oppure riprenotare senza costi aggiuntivi. Le stesse opzioni sono state rese disponibili per chi ha preferito non mettersi in viaggio alla luce delle incertezze, anche se il treno risultava programmato. Italo ha applicato misure analoghe sui propri canali. Le informazioni di dettaglio sono state diffuse dalle aziende ferroviarie lungo tutta la giornata.
La normativa sulla rarefazione oggettiva degli scioperi, pensata per evitare sovrapposizioni dannose, ha garantito un minimo di prevedibilità. Ma la natura di una protesta in rete ferroviaria è tale che anche poche ore di stop richiedono tempi lunghi per il completo ritorno alla normalità: convogli e personale devono essere riposizionati, i nodi principali tornano a smaltire incroci e coincidenze, e le ripercussioni si trascinano fino alla tarda serata.
Se viaggi in queste condizioni, ecco un vademecum pratico:
- Controlla lo stato del treno fino all’ultimo: la situazione può cambiare a ridosso della partenza.
- Anticipa l’arrivo in stazione: le file ai desk e ai self-service si allungano rapidamente.
- Valuta percorsi alternativi: tratte regionali, autobus a lunga percorrenza, combinazioni miste con cambi intermedi.
- Se devi prendere un aereo, considera margini ampi: anche i collegamenti aeroportuali possono subire stop o riduzioni.
- Conserva titoli di viaggio e ricevute: serviranno per rimborsi o riprotezioni.
- In caso di interruzione di viaggio, chiedi assistenza in stazione per la sistemazione sulla prima corsa utile.
Perché si sciopera? Le ragioni che rimbalzano da mesi nel settore sono note: organici considerati insufficienti in alcuni scali, turni serrati, indennità e sicurezza a bordo e lungo la rete. Le sigle che hanno promosso la protesta rivendicano un riequilibrio delle condizioni di lavoro e maggiori tutele. Le aziende, dal canto loro, ricordano gli sforzi su nuove assunzioni, flotta e manutenzione, e il quadro di vincoli operativi che impone compromessi non sempre graditi a tutti.
L’effetto-onda su pendolari e turisti è stato evidente. Chi si sposta ogni giorno su linee regionali ha visto ridursi la finestra utile alle tre ore del mattino, con treni affollati e coincidenze a rischio. Sulla lunga percorrenza, l’assenza di alcuni collegamenti veloci ha spezzato itinerari tipici tra Nord e Sud, rendendo più complesso raggiungere mete balneari e città d’arte in piena stagione.
Un altro punto critico sono i nodi di smistamento. A Roma, Milano, Napoli e Bologna le conseguenze si amplificano: basta un’anomalia in ingresso per mettere in fila decine di tracce in uscita, ed è così che un ritardo di venti minuti si trasforma in un’ora. Le squadre di gestione in stazione hanno lavorato sul campo per ripianificare instradamenti e limitare i danni, ma quando l’offerta crolla il margine di manovra resta minimo.
Dal punto di vista istituzionale, la Legge 146/1990 ha garantito i servizi essenziali, ma non può neutralizzare l’impatto di una protesta di questa portata. È un equilibrio delicato: diritto di sciopero da un lato, continuità dei servizi pubblici dall’altro. In mezzo, milioni di spostamenti programmati che saltano, con costi economici e sociali non banali.
Chi si muove spesso in treno ormai conosce la regola d’oro: in caso di sciopero Trenitalia, la mossa più saggia è costruire un piano B già alla prenotazione, preferendo soluzioni flessibili e tratte segmentate che permettano di cambiare itinerario senza perdere l’intero viaggio. Non è una soluzione elegante, ma riduce l’esposizione al rischio.
La giornata dell’8 luglio si è chiusa con un lento rientro alla normalità. Alcuni convogli sono rimasti soppressi anche dopo le 18:00, mentre i ritardi residui hanno interessato le ultime fasce della sera. Per i prossimi giorni, l’attenzione si sposta sui tavoli negoziali: se le parti riusciranno a trovare un punto di caduta, il calendario estivo potrebbe restare “pulito”. In caso contrario, nuove agitazioni restano uno scenario possibile.